domenica 26 gennaio 2014

a "Family man"

Sono sempre stata affascinata dalle madonne col bambino, non per il significato che dava la religione,  ma per come venivano interpretate nel tempo.


Nell'antichità queste due figure rappresentavano simbologie cristiane, non un vero rapporto tra madre e figlio, la Madonna rappresentava la Chiesa, e Gesù, vestito come un piccolo filosofo antico, il suo fondatore.
Nel  Trecento,  soprattutto nella pittura senese, tutto cambiò,  i bambini erano effettivamente dei neonati, le madri affettuose come quelle vere.  il Bambino non aveva nessun attributo o atteggiamento divino.
 La grande devozione attorno alle figure di Maria e di Gesù Bambino fecero sì che il tema venisse sempre trattato con deferenza e  mai con realismo acuto, almeno fino al grande naturalismo di Caravaggio.


Volendomi sfidare su questo tema mi interessava proporre un'immagine diversa: quella di una figura paterna,
in questo caso accostata ad una figlia.
Un'immagine che simboleggia comunque l'amore filiale.
Con una tecnica mista: china ed acquerello.

sabato 25 gennaio 2014

La bambola di pezza, una vecchia storia

Quando ero adolescente la mamma mi fece una bambola di pezza con avanzi di tessuto.
Io le feci il volto con i colori pastello ed il rossetto. Era una bella bambola, ma erano gli anni 70, ricordate i film di Dario Argento, uno dei più grandi registi italiani di horror?




In quel periodo era appena uscito "Profondo Rosso", per me il suo più grande capolavoro.
Faceva veramente un sacco di paura! E dopo quel giorno passato al cinema terrorizzata, (volli comunque vederlo due volte) cominciai a vedere la mia bambola sotto un altro aspetto.






Dopo parecchi anni, ero all'Accademia di Belle Arti di Bologna, volevo fare con l'acquerello un lavoro di grandi dimensioni, decisi di fare la mia bambola e questo fu il risultato.


mercoledì 22 gennaio 2014

Pretty Ballerina

Ha danzato da sempre, anche quando era nella mia pancia.
La prima volta che ti ho vista ballare è stato davanti alla tv: era un ballo primitivo ma, molto ritmico, stupefacente.
Piccola ballerina, infagottata nel tuo tutù rosa, non assomigli affatto a quelle figurine scolpite da Edgar Degas che ho visto tante volte sui libri di storia dell'arte, o nei musei parigini.






Sei una piccola pretty ballerina, che gioca con la danza e con la musica, ma che nel gioco ritrova dentro di sé
 i suoni arcaici e le movenze di tutte le danze del mondo.
Così ti ho dipinto, solo con due colori, come un disegno antico ritrovato in un cassetto dopo tanti anni.



domenica 19 gennaio 2014

“Quando Brolio vuol broliare tutta Siena fa tremare”

Devo dire che questo castello mi affascina e non poco.

A forma di Pentagono con mura solidissime e feritoie per spingarde e torri di vedetta, è circondato da alti bastioni. Infatti era l'ultimo avamposto della Repubblica Fiorentina sul confine fiorentino-senese e dunque una postazione sensibile nello scacchiere militare del Chianti.




Si ha notizia del Castello di Brolio fin dall’XI secolo. Nel 1009 Bonifacio, Marchese di Toscana e padre della Contessa Matilde, lo cedè ai monaci della Badia Fiorentina insieme alla sottostante Chiesa di S. Regolo.
I Ricasoli sono già in Brolio nel 1141, avendolo avuto in cambio di altri terreni ceduti ai monaci della Badia di Coltibuono. Nel 1176, dopo la sconfitta di Legnano, i Fiorentini, approfittando del declinare della potenza del Barbarossa, alleato dei Senesi, si fanno cedere da quest’ultimi una parte del Chianti comprendente anche il Castello di Brolio e le sue terre fino all’Arbia. Da questo momento il Castello di Brolio è la temibile sentinella avanzata di Firenze contro Siena: tanto temibile che sorge fra il popolo il detto “Quando Brolio vuol broliare tutta Siena fa tremare”.
Nel 1434 Messer Antonio di Checco Rosso Petrucci, avventuriero senese, si impadronisce con inganno di Brolio, rinchiude nei sotterranei del castello Galeotto Ricasoli e la sua famiglia e, solo quando, fallite tutte le trattative amichevoli, la repubblica Fiorentina gli spedisce contro Neri Capponi con un buon nerbo di soldati, si ritira dopo 40 giorni di permanenza nel Castello, facendovi scempio di ogni cosa.
Nel 1478 gli eserciti di Ferdinando d’Aragona, re di Napoli, del Papa Sisto IV e dei Senesi, muovendo contro Firenze assalgono il Castello e dopo quasi due mesi di assedio, il castello fu assalito a colpi di bombarda, lo occupano, lo saccheggiano e lo distruggono dalle fondamenta. Terminata la guerra e valutando l’importanza di quella posizione come sentinella avanzata verso Siena, il Consiglio Generale del Popolo Fiorentino nella seduta del 23 aprile 1484, deliberava la ricostruzione delle mura: mura e baluardi che sono quelli oggi esistenti.


Nel 1529, durante il celebre assedio di Firenze da parte dell’esercito spagnolo dell’Imperatore Carlo V, ancora una volta, l’ultima, il Castello di Brolio viene assalito dai senesi, preso, cacciati i Ricasoli e incendiato, ma i bastioni non subiscono danni notevoli. 


Passata poi anche Siena sotto il dominio dei Medici, Brolio terminò di essere fortezza di confine e non subì altre notevoli traversie. 
Dopo la conquista fiorentina di Siena Brolio fu convertito in una prestigiosa residenza signorile e in una imponente azienda agricola e soprattutto vinicola.