Non è affatto pesante o noioso, ma allegro e pieno di piccoli negozi di artigianato dove entrare e cercare qualcosa di carino da portarsi a casa.
Ore 13 calo glicemico ed ora di pranzo.
Affascinate dai ristorantini sulle terrazze sopra il portico entriamo nel più carino ed ordiniamo: niente pasta, solo carne e verdura.
Io sono attratta dalla "Peposa di chianina", penso: sarà un filetto un po' speziato, lo ordino accompagnato ovviamente da un bicchiere di Chianti.
Arriva un meraviglioso piatto che ha però l'aspetto di un brasato. Ottimo, per carità, ma non adatto per riprendere poco dopo la scarpinata verso una collina da dipingere con i miei acquerelli!
Piatto sicuramente da provare, ma un po' greve da digerire...
La Peposa veniva preparata di notte, dagli artigiani che lavoravano nelle fornaci e cucinata per 6-8 ore proprio nei forni dove si cuocevano i vasi e le mattonelle. Gli ingredienti potevano variare a seconda della disponibilità e della stagione, ma di base restavano sempre tagli di carne non pregiata (in genere il muscolo di manzo), vino rosso, aglio, erbe aromatiche e tanto pepe. La lunga cottura della carne, immersa nel Chianti e negli odori, contribuiva però a creare un piatto gustosissimo, da servire anche nelle feste o nelle occasioni importanti.
bella la peposa buono il chianti, bello l'acquerello complimenti a WaterHello!
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